Nel 2011 è stata introdotta la legge sulle quote di genere meglio nota come quote rosa, nella legge viene stabilito che i consigli di amministrazione delle aziende quotate e delle società a partecipazione pubblica devono essere composti per un quinto da donne e dal 2015 la quota è salita, come previsto per legge, ad un terzo. Dai risultati del rapporto Cerved 2018 presentato al Senato emerge come grazie alle quote rosa il 33,5 % dei Cda delle 237 società quotate in borsa è occupato da una donna, 751 sono le donne nei Cda delle società quotate alla borsa di Milano,
Il traguardo raggiunto colloca quindi l’Italia tra i paesi più virtuosi.
L’8 marzo ricorre la Festa della Donna per ricordare tutte le conquiste fatte dalle donne in ambito economico, sociale, politico, familiare. Fino a poco più di un secolo fa alle donne non era nemmeno consentito votare, non erano libere di disporre del denaro, di denunciare ed in Italia solo nel 1981 furono abrogati il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore. Grazie al processo di emancipazione ed alle battaglie portate avanti da diverse donne si è avuto un mutamento della condizione femminile andando verso la conquista di nuovi diritti e parità di opportunità.
Premettendo che l’8 marzo ha un significato ben diverso da quello che il consumismo moderno gli ha attribuito ed è ben lontano dal modo in cui spesso viene festeggiato dalle stesse donne è doveroso chiedersi se non sia più giusto impegnarsi in campagne di sensibilizzazione sulla questione di genere, per abbattere gli stereotipi, coinvolgendo quando si parla di pari opportunità anche gli uomini e sensibilizzando gli adolescenti alle tematiche sulla violenza alle donne e le stesse donne sul rispetto verso se stesse e le altre donne, piuttosto che imporre la parità per legge.
La competenza, la professionalità, la capacità, dovrebbero essere valutate al di là di distinzioni basate sul sesso, certo per le donne è molto più difficile ricoprire sia ruoli apicali nei vertici delle società sia ruoli non direttivi, il primo scoglio da superare è il colloquio di lavoro ben diverso dai colloqui che vengono fatti agli uomini.
L’obiettivo delle quote rosa è quindi raggiunto in parte, in quanto si impone di assumere una donna per legge e per non incorrere in sanzioni e non per la sua capacità.
Lo stesso avviene in politica: nelle presidenziali americane la sfida tra Ilary Clinton e Donald Trump si riduceva alla contrapposizione donna verso uomo, certo anche questo ha la sua importanza ma sono considerazioni che devono ruotare intorno ai contenuti e non sostituirsi ai contenuti di una campagna elettorale; lo stesso è avvenuto nella campagna elettorale italiana dove ad una delle donne candidate la prima domanda era sempre, come avrebbe conciliato la sua attività politica con il ruolo di mamma.
L’immagine e gli stereotipi continuano quindi a farla da padrona e una vera parità tra uomini e donne non esiste complice anche la rappresentazione che ne danno i mezzi di comunicazione.
Le donne continuano ancora oggi ad essere oggetto di molestie sui luoghi di lavoro, secondo i dati Istat, riportati da Il Sole 24ore da un’indagine condotta su un campione di oltre 50 mila interviste tra il 2015 ed il 2016, le donne molestate sui luoghi di lavoro sarebbero 9 milioni.
La disoccupazione femminile è di 20 punti percentuali inferiore a quella degli uomini e molte sono ancora le donne che sono costrette a scegliere tra la carriera ed i figli.
Preoccupanti sono poi i dati che emergono dai dati sulle violenze di cui le donne sono vittime, oltre 100 le donne uccise ogni anno ed in tal senso si ha la percezione che violenza e stalking siano in crescita.
Vedendo questi dati la strada verso una effettiva parità è ancora lunga, la parità di genere si dimostra con le azioni, azioni che devono venire soprattutto dalle donne, in primis facendo si che i festeggiamenti dell’8 marzo siano ricchi di contenuti, cogliere queste occasioni per creare dibattito e per smuovere l’opinione pubblica su tematiche quali la violenza, il lavoro, il ruolo della donna nelle società, educare i propri figli sia maschi che femmine verso il rispetto per se stessi e per gli altri, evitare quindi che l’8 marzo si riduca ad una semplice festa consumistica che la priva del reale significato.
di Gesina Cardamone