di Igor Marasco –
“La Calabria non è sola. Lo stato non è lontano.” Così due settimane fa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si rivolgeva ai 409 sindaci della Calabria, ai prefetti, ai rettori degli atenei, in occasione dell’inaugurazione della nuova casa dei calabresi a Catanzaro.
Questa opera, ha detto il Presidente, rappresenta un punto di partenza e un punto di arrivo per la nostra regione, che in effetti è sempre in bilico tra la speranza di essere giunti alla meta e la disillusione che la coglie, quando si accorge che in realtà la strada da fare è ancora molta. Sotto molteplici punti di vista. Ad iniziare da quello della legalità che rappresenta, “la pietra angolare di qualsiasi progettualità politica”.
Ci rendiamo conto ogni giorno di più di quanto ciò sia vero. Il rialzare la testa delle organizzazioni criminali nella città di Lamezia Terme ce ne dà conto in maniera plastica e chiara. Quando si era abbassata la guardia sulla criminalità, o quanto meno si era pensato di avere realizzato una vittoria definitiva sulle cosche, anche a seguito dei processi Perseo e Medusa, ecco che, come l’araba fenice risorge dalle proprie ceneri, la mafia è tornata a farsi sentire. Il Presidente se ne intende bene, in quanto la sua attività politica inizia proprio in seguito alla tragica uccisione del fratello Piersanti, ucciso da cosa nostra siciliana.
Moltissimi i calabresi citati dal Presidente nel suo discorso, da Renato Dulbecco a Mattia Preti. Senza dimenticare però Corrado Alvaro. Del resto, come si potrebbe dimenticare il ruolo che la cultura svolge, o potrebbe svolgere, nella terra dei bruzi? Millenni di storia attraversano i boschi della sila, e giungono fino alle coste incantate, sulle quali un tempo mercanti greci oltre che prodotti commerciali scambiavano conoscenze e cultura con altri popoli.
Sarebbe troppo gravoso in questa sede, tracciare un bilancio esaustivo su ciò che ci hanno lasciato scrittori, artisti, ma anche semplici uomini. Oggi però, si deve guardare al futuro e il Presidente ci ha descritto bene, la sfida più importante che la nostra classe dirigente si deve porre innanzi: “dare un futuro brillante ai giovani di questa terra”. Giovani che scappano, spaventati da un sistema che si è dimostrato troppe volte, troppo attento alle clientele, all’interesse spicciolo del momento e non ha pensato che dietro c’era qualcosa di più grande. Giovani, sfiduciati, ma che covano nel loro cuore l’idea e la speranza che un giorno la parola viaggiare, non dovrà fare rima con emigrare.
Ma la Calabria soprattutto potrebbe rappresentare un luogo dal quale fare ripartire la ripresa del nostro paese, le potenzialità ci sono per diventare il motore di tutto il centro sud. Anche il grande nord, più vicino alla Germania che non a Reggio Calabria, non potrà mai avere un crescita piena senza che, anche nella piana di Gioia Tauro la ripresa economica inizi a correre.
Serve un cambio di politiche, e anche di mentalità. Un vecchio detto diceva: aiutati che Dio ti aiuta. La fiducia in noi stessi, può essere il più grande propulsore per il nostro sviluppo. Sapendo che c’è qualcuno che ci sta al fianco e non ci lascia.
Un po’ come quando si impara ad andare in bicicletta. Le prime volte c’è il papà che tiene e noi, rassicurati da quella presenza, sappiamo che non possiamo cadere. Ad un certo punto, acquistata fiducia in noi stessi, spicchiamo il volo. E questa volta sappiamo che abbiamo un Presidente vicino. Benvenuto, Presidente!