Gli anni ’80 saranno sicuramente ricordati nei libri di storia per gli eventi epocali che cambiarono radicalmente gli assetti politici dell’Europa, consolidati da più decenni; basti pensare soltanto alla caduta del Muro di Berlino, che aprì – metaforicamente – una breccia quanto mai ampia e definitiva nella cortina di ferro che era scesa da Danzica a Trieste dopo la seconda guerra mondiale.
In Italia polemiche e scandali creano le premesse per la rivoluzione politica che nei primi anni del decennio successivo porterà alla scomparsa dei partiti politici, che pure avevano consentito il boom economico degli anni ’60, una notevole limitazione dell’emigrazione e la progressiva crescita dello stato sociale.
Soveria Mannelli continua il suo sviluppo demografico, economico e sociale, grazie anche all’indotto virtuoso creato dall’Ospedale Civile, che qualche acuto osservatore d’allora definì la FIAT di Soveria.
Tra tanti aspetti degni d’essere ricordati – alcuni dei quali di notevole valenza politica, sociale, culturale – se ne vuole esaminare uno che di certo non è il principale nel decennio, ma riveste una certa importanza nella dialettica locale: si tratta della nascita del CEPROCUS e della pubblicazione del suo organo di stampa Noidomani.
Il CEPROCUS – Centro di promozione culturale e sociale, fu costituito il 2-10-1982 su iniziativa di Don Natale Colafati, che nell’editoriale “Una iniziativa: Perché?” del numero sperimentale di Noidomani (aprile 1983) ne illustra con chiarezza gli scopi.
Vale la pena di riportare, per la sua particolarissima attualità, uno stralcio di detto articolo: “Il Centro è sorto a Soveria Mannelli, ma non si rivolge solo ai soveritani … Ci sembra che sia ormai definitivamente superato il tempo dei gretti campanilismi e che sia ora di prendere coscienza del fatto che i nostri paesi costituiscano un’unica realtà. Il modo migliore per favorire il progresso di tutto il circondario è di creare strutture unitarie con ben distribuibili poli integrantisi”.
E proprio nel laboratorio culturale CEPROCUS prende forma nel 1984 l’idea del “Cariglio d’oro”, premio annuale conferito a persone che con la vita e le opere hanno onorato la Calabria, che sarà poi assegnato nei nove anni successivi agli scrittori Leonida Repaci (1984), Saverio Strati (1985), al magistrato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Cesare Mirabelli (1986), al presidente dell’Azione Cattolica Raffaele Cananzi (1987), al docente universitario Franco Chiodo (1988), al direttore del TG1 Nuccio Fava (1989), al direttore generale del Ministero per i beni culturali e ambientali Francesco Sicilia (1990), allo storico Rosario Villari (1991) e al sociologo Pino Arlacchi (1992).
Noidomani è la voce del Centro, è “lo strumento … di questa volontà di essere protagonisti del proprio domani, dell’individuazione delle mete e delle vie da percorrere per raggiungerle, della riscoperta della propria storia e della propria identità, per meglio proiettarsi verso il futuro”.
Il Direttore è don Colafati; i redattori sono giovani professionisti locali, soprattutto insegnanti; solo pochi di loro avevano scritto anche su Eco giovanile.
Nel 1986 come Direttore subentra il compianto prof. Raffaele Proto; compare un Comitato di redazione, tra i quali lo stesso don Colafati, e un gruppo di Collaboratori.
Il periodico, stampato da Rubbettino come supplemento di Calabria Letteraria sulle quattro facciate formato 31,4 cm x 43,8 cm di un unico foglio, ha periodicità mensile, non sempre rispettata; il costo di una copia è di £ 500 (l’inflazione in quegli anni galoppava con tassi espressi da due cifre!).
Nel periodico non figurano immagini, foto, né alcuna pubblicità; esso non presenta rubriche fisse; ogni numero ospita mediamente quindici articoli, stampati su cinque colonne.
Gli argomenti trattati variano da Informare per prevenire, a Prospettive economiche, da Territorio ed ambiente a Ritratti, da Spaziogiovani a Pro Domo nostra, da Gioventù studentesca a Pro memoria, da Incontri a Proverbi e modi di dire soveritani a Personaggi e fatti di ieri e di oggi (*) (tra gli altri, articoli di Gavino Ledda, don Luigino Costanzo, Michele Pane, Vittorio Butera, Pietro Fabiano); non mancano riflessioni sulla politica e sul costume, recensioni di storia, cultura, letteratura, poesie e ripubblicazioni di parti di riviste locali, edite negli anni ’60.
La cronaca non è presente, ma col sottotitolo Osservazioni e suggerimenti, Noidomani stimola con garbo e determinazione l’Amministrazione Comunale del tempo a risolvere alcuni problemi.
Nei numeri riletti l’argomento che ricorre con maggiore frequenza, è l’Ospedale di Soveria Mannelli; chiarissimo segno che i redattori della rivista davano la giusta priorità ai vari eventi, non soffrivano di miopia, che nella loro mente non albergava il disimpegno, né tanto meno l’ottimismo aprioristico.
Le pubblicazioni del periodico cessano nel 1986.
La rivista rappresenta il tentativo, riuscito in buona parte, di indurre alla riflessione, di esorcizzare il reflusso verso il privato e il particolare, di coniugare l’impegno civile con la cultura, di favorire la cittadinanza attiva e la partecipazione attraverso la promozione dei valori dell’uomo.
Parodiando un politico in auge fino ad alcuni lustri fa, si potrebbe azzardare…. Formidabili quegli anni!
(*) In corsivo gli occhielli di alcuni articoli