Decollatura – <<Il 25 Aprile 2019 lo abbiamo ricordato discutendo il tema “Autonomia differenziata”. Ne parliamo per ricordarne la portata storica, per tenerne vivi i sentimenti e le passioni, che indussero milioni di persone a sacrificarsi fino alla perdita della loro vita, per riscattare il senso vero della Patria e lasciare alle generazioni successive una società di cittadini e non più di sudditi>>. E’ quanto viene rilevato nell’intervento, che di seguito riportiamo, da parte del responsabile e coordinatore della Lega dello SPI-CGIL del Reventino, Angelo Falbo di Carlopoli, nel corso dell’incontro programmato per celebrare la giornata della Festa della Liberazione che si è svolto presso la sala riunioni del Museo della Civiltà Contadina a San Bernardo di Decollatura.
<<La giornata del 25 Aprile del 1945 fu il coronamento di una lunga lotta durata 19 mesi, dall’8 Settembre 1943 alla liberazione di Milano… Fu la lotta di Resistenza. La lotta al fascismo era cominciata ben prima.
Uomini, e Donne, più avveduti e coraggiosi, vi si erano opposti fin dall’inizio dell’occupazione totalitaria dello Stato. Gli eventi tragici delle sconfitte durante seconda guerra mondiale a cui l’Italia era stata costretta dal Patto di Acciaio, tra Mussolini e Hitler, portarono prima al disfacimento del Fascio poi alla guerra accanto agli Alleati ed alla lotta partigiana.
Sono proprio questi anni, vissuti intorno al filo rosso delle idealità del nostro Risorgimento, irrobustito dai valori etico – politico – culturali e civili della Resistenza che hanno dato senso alla nostra storia moderna e contemporanea.
L’esito del Referendum consentì di avere una forma repubblicana dello Stato. Nella Costituzione vi sono i suoi principi democratici. Di più, i Padri Costituenti, raccolsero le idealità della lotta partigiana e prefigurarono una Patria di cittadini eguali…
Ne articolarono i principi etici nei valori della Eguaglianza, della Solidarietà, della Giustizia e della Pace, in uno Stato costituito sulla separazione dei poteri, di eredità culturale illuminista…
Non dobbiamo mai dimenticare, però, che quel che è avvenuto nell’Aprile – Giugno del 45 non è stato accettato da tutti…
Dobbiamo ricordarci che, invece, è stato da subito avversato con tentativi violenti, palesi e nascosti, di sabotaggi, attentati, stragi, di compiaciuto malaffare politico mafioso in tutti questi decenni.
Parlare di Patria poteva andar bene quasi a tutti… ma…
Parlare di Patria di Cittadini Eguali… Questo no… Non è stato condiviso….
Fra qualche giorno sarà il Primo Maggio la data porta con sé la strage di Portella della Ginestra…
Un connubio di poteri statali e di borghesia padronale reazionaria (imprenditoriale e latifondista) si oppose all’avanzata dei ceti sociali popolari che reclamavano terre per lavorare, per avere pane e giustizia sociale, ….Così anche contro le lotte operaie
Si sono seminati infiniti lutti e paure con l’uccisione mirata di Amministratori, Sindacalisti, Giornalisti, Dirigenti politici, Magistrati, Uomini delle varie Forze dell’ ordine, Imprenditori, Sacerdoti, Avvocati, Giovani impegnati (come Peppino Impastato) Operai, Donne……
Un lungo elenco di migliaia di martiri. Attentati e stragi che hanno terrorizzato le popolazioni del Sud e decapitato forze politiche, sindacali e sociali …. I presidi stessi di un riscatto democratico….
Il nostro Paese, già prima e all’atto di divenire Stato Unitario (1861) presentava differenze di sviluppo territoriale e differenze notevoli anche tra ceti sociali. Tra “casati nobiliari – possidenti e lavoratori forniti solo di braccia”. Tutti erano sudditi, ma alcuni avevano minori sudditanze, godendo di particolari privilegi stabiliti su nascita e su censo (come il diritto al voto). Vi furono 5 anni di guerra interna per il brigantaggio.
Oggi siamo tutti cittadini. Godiamo degli stessi diritti costituzionalmente attribuiti: senza distinzione di razza, di sesso, di religione, di colore della pelle, di appartenenza politica. Ma, dobbiamo amaramente constatare che le differenze economico – sociali non sono state né ridotte, né contenute, anzi negli ultimi decenni stanno enormemente crescendo. Il divario socio economico tra territori e tra cittadini produce lacerazioni nel tessuto comunitario, con gravi rischi in termini di convivenza civile, in termini di godimento effettivo dei diritti.
Mina la consapevolezza e i sentimenti di appartenere ad una stessa comunità, sempre invocata dal Presidente Mattarella e da Papa Francesco.
Produce processi involutivi. Mette a rischio i livelli di tenuta democratica perché, in assenza di politiche di sviluppo sociale mirate, favorisce la strumentalizzazione dei disagi e l’affiorare di ostilità canalizzate a destra. Sono già insopportabili le diseguaglianze tra regioni e regioni, tra cittadini e cittadini, tra generazioni e generazioni, con l’obbiettiva esclusione, da un vivere dignitoso, di intere platee sociali, in intere aree del Paese, con la drammatica conseguenza di togliere letteralmente futuro alle giovani generazioni…
Le differenze ci sono già…Eccome!
Senza fare elenchi nelle remunerazioni, tra uomini e donne, nelle tutele sociali, nella fruizione dei servizi,… nei Trasporti, nella Sanità, nell’Istruzione… cioè “nel vivere civile”. Le province del Sud occupano gli ultimi posti delle statistiche che riguardano i livelli di civiltà… di benessere socio-economico-culturale ed ambientale!
Il dibattito può meglio approfondirne gli aspetti.
Altro che “Autonomia differenziata“ invocata da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, alle quali in diversi modi …per me,tutti sbagliati …si sono o si stanno accodando le altre Regioni…
Come mai queste richieste?
Vengono propagandate come la via amministrativo – istituzionale più idonea per alleggerire il peso dello Stato, per consentire alle Amministrazioni locali di avere meno vincoli, più capacità di scelte economico-gestionali per il proprio sviluppo….
Detta così potrebbe apparire ovvia e di buon senso la richiesta di ciascuna Regione. Invece indebolisce la base dello Stato unitario ne determina un dissolvimento, con un ritorno alle antiche realtà territoriali – regionalistiche pre – risorgimentali… E’ quindi da contrastare. Secondo me anche per due ordini di motivi
- E’ pericoloso
- E’ ingiusto
È pericoloso ritornare ad assetti politico istituzionali frazionati, con autonomie frazionate. Si contrapporrebbero allo Stato centrale, impedendone qualsiasi politica di unità, nello sviluppo economico, nei servizi, nelle tutele, rendendo tutti più deboli, anche quelli delle Regioni che adesso boriosamente ostentano primati, come se fossero solo frutto delle esclusive loro capacità.Si chiedono fino a 24 materie-porti- sport-protezione civile… istruzione compresa. Non è concepibile avere 21 sistemi scolatici a valenza variabile
E’ ingiusto perché, appunto, le ricchezze, i primati, gli sviluppi delle Regioni del Centro Nord non appartengono solo a quelle popolazioni…Non sono il frutto del solo loro ingegno, delle loro sole capacità, delle loro sole qualità, da presumere superiori…
No… a parte posizioni di vantaggio e condizioni geo-politiche più favorevoli (su cui oggi non c’è tempo di ragionare).
Da sempre, da subito dopo la proclamazione dello Stato unitario, anche dopo la proclamazione della Repubblica, le Regioni settentrionali si sono potute sviluppare, fino a raggiungere l’enorme divario a loro vantaggio, perché le scelte decisive di politica economica per lo sviluppo del Paese, le hanno avvantaggiate ….con infrastrutture , investimenti mirati, servizi, sistema finanziario-bancario. Verso il Sud si sono determinati impoverimenti di energie umane e materiali…tanto che oggi è difficile proporre la sola speranza di un riscatto affidata a forze endogene. Su questo non ci devono essere dubbi.
In ogni passaggio importante nella vita nazionale le scelte operate hanno fatto guadagnare posizioni vantaggiose al Nord a discapito del Sud, sia nei periodi di pace ( pensiamo ai piani di prima industrializzazione di Giolitti) che di guerra….
Anzi, gli eventi bellici hanno prodotto i guasti maggiori determinando maggiori divaricazioni…, come le conseguenze della prima Guerra Mondiale, quelle delle guerre imperialistiche di Mussolini, quelle della seconda Guerra Mondiale, con le politiche per le ricostruzioni e i relativi trattati economico commerciali, a vantaggio degli apparati industriali tutti sistemati al Nord.
Tutto… sempre… ha seguito lo schema di una sorta di neo-colonialismo interno. Stiamoci attenti: queste riflessioni non devono indurre nessuno a rievocare antiche contrapposizioni con la rincorsa a disegni nostalgici di improponibili assetti del tipo…
”Allora rifacciamoci una sorta di Stato del Sud!“… come si sente a volte rievocare in alcune aree di “retrivismo” culturale e politico.
No, sarebbe solo una anacronistica follia. E’ giusto, al contrario, reclamare un doppio concetto fondato su due imperiosi Alt:
Alt (rivolto alle Regioni del Nord ) dicendo: Voi volete più autonomia perché siete sviluppate di più, volete decidere le vostre sorti chiedendo di avere competenza diretta su molti altri settori con relativa copertura di fondi e di organici….trattenendo le spese dal fondo fiscale finora devoluto allo Stato…Si deve rispondere: Non è giusto, perché quelle che pensate vostre ricchezze, non sono Vostre soltanto, sono frutto delle scelte e dei sacrifici di Tutti gli Italiani, alle quali hanno concorso in forme determinanti i Meridionali migranti, con l’impoverimento dei loro territori.
Alt (rivolto alle Regioni del Sud ) dicendo: Voi volete rincorrere le richieste di autonomia…Oggi che si avvicinano le tornate elettorali con proclami autonomistici anche incongruenti pensate scorciatoie che non facciano capire le ragioni delle politiche fallimentari seguite : troppi ossequi alle politiche dei Governi centrali, troppe fannullaggini nel non avere speso, o speso male, i tanti fondi europei, troppi “ascarismi”, troppe debolezze, anche complicità sul fronte del malaffare, pure di quello mafioso.
Noi dobbiamo reclamare invece politiche di sviluppo economico con una visione unitaria dell’intera Penisola, Isole comprese.
Dobbiamo reclamare il rafforzamento dello Stato centrale, spinto ad avere una visione davvero di “comunità”, della Nazione intera, spinto finalmente a comprendere e ad attuare il contenuto degli articoli Uno Due e Tre della Costituzione, che vengono ben prima di quelli su cui si impiantano i discorsi sulle autonomie… 116-117-118 e 119.
Vedete, lo so benissimo che sul piano istituzionale si possono chiedere ed ottenere più forme di autonomia, più di quante ce ne sono già, con passaggi da rendere comunque trasparenti e partecipati, come dovrebbe essere e invece non è. Ma a me, nel ricordare il senso stesso del 25 Aprile, nel voler onorare la memoria e i sacrifici dei Partigiani, di quella Lotta di Liberazione ingaggiata per ottenere un riscatto della Patria, dopo gli anni di soffocamento del regime fascista con le sue Leggi liberticida e le Leggi razziali, dopo il disonore di trovarsi alleati con il Nazismo, e portati sull’orlo del burrone della morte di ogni senso si civiltà.
A me sta a cuore l’impegno di raccogliere gli aneliti di quei Patrioti risorgimentali e dei Partigiani che si sacrificarono per una Patria Libera, di Eguali e in Pace.
Ora, per avere una Patria di Eguali le politiche e le richieste da invocare sono solo e soltanto quelle scritte nell’art. 3…
Per la prima volta si scrive in Costituzione l’impegno che lo Stato deve sentirsi obbligato a svolgere e ad assicurare : lo Stato deve rimuovere le cause che impediscono ai cittadini di essere eguali nell’esercizio dei diritti e dei doveri.
Nella Costituzione americana c’è il diritto di ogni americano ad essere felice. Ma la Felicità non appartiene alle attribuzioni di uno Stato. E’ una sfera molto più intima e profonda dell’essere umano che non coincide automaticamente con le condizioni di benessere materiale come vuole il tanto inseguito mito della cultura statunitense di affermazione personale nel “business”.
Nella nostra Costituzione si coglie e si esprime invece quale deve essere il senso profondo di appartenenza ad una Comunità, per esserne attivamente partecipi: datti da fare, se incontri ostacoli lo Stato deve aiutarTi a superarli, non devi restare sempre indietro se parti da più lontano, non devi aver minori tutele se nasci in condizioni di svantaggio o ti ci vieni a trovare…
Questa è civiltà. Questo è quello che leggiamo nelle lettere dei Partigiani condannati a morte in Tutta Europa… Loro questo avrebbero voluto… Avrebbero voluto… ma non c’è.
Non c’è … E ne Viene addirittura messo in discussione il principio. Con i tanti ostentati gesti, sovraccaricati di significato eversivo nell’intermediazione mediatica, sicuramente pericolosi per l’implicita proposta politica di un viaggio all’indietro… per come inducono i comportamenti dell’attuale Ministro degli Interni, del tutto vergognosamente ostili al significato stesso del 25 Aprile, da cui scaturisce la Costituzione, sulla quale ha giurato ingannevolmente.
Si aspetta un forte richiamo da parte del Presidente della Repubblica.
Stiamoci attenti … Quando un Principio è giusto, ma non è attuato, come quello per la promozione sociale ad essere cittadini eguali,
Non è che si deve cancellare il Principio, per senso di sconforto, per indolenza, o per la prevaricazione di altri. Ci si deve invece impegnare di più per realizzarlo.
All’insegna di questo impegno, e per gli altri principi non fruiti pienamente, ha senso vivere tutti i 25 Aprile che verranno…
A partire da quello di domani.
Grazie per l’attenzione
Angelo Falbo