di Filippo Cardamone –
Una delle famiglie più antiche di Soveria Mannelli è la famiglia Cimino.
Di questa famiglia si è attualmente persa traccia, ma rimane il nome di una via, appunto via Dottor Cimino, che dalla Piazzetta Largo ai Giovani giunge fino alla frazione di San Tommaso.
Questa è anche la via la più lunga della cittadina.
Parlare di questa famiglia è come parlare della mia giovinezza, quando mio padre e mia madre mi portavano nei campi di Granarello e Galice, adiacenti ai terreni della famiglia Cimino.I loro terreni erano completamente recitanti e negli anni settanta il fondo valle non era coltivato e si vedeva una folta piantagione di pioppi. Successivamente negli anni ottanta, i pioppi furono sradicati e al loro posto fu piantato il grano e poi, dopo il grano, i terreni furono utilizzati come pascolo.
Quando mio padre fu eletto consigliere comunale, nel 1980, vidi a fianco dell’ingresso del palazzo comunale una lapide che ricordava il sindaco di Soveria Mannelli Michele Cimino, che guidò il Comune dal 1870 al 1907.
La cappella della famiglia Cimino la ricordo sempre chiusa ad eccezione del due novembre, il giorno dei morti. Per una strana coincidenza, anche questa struttura è molto vicina, quasi di fronte, alla mia di cappella. I Cimino avevano una cappella in chiesa a San Tommaso, ma la scritta che la individuava è andata perduta dopo la ristrutturazione.
Il palazzo dove abitavano, in viale Rosario Rubbettino, l’ex viale Dei Pini, ha una pianta rettangolare e uno spazio vuoto all’interno. Dagli scritti di Giuseppe Musolino si ha poi notizia che il sindaco Gaspare Cimino, appartenente alla famiglia, nel 1818, sarebbe stato il mandante dell’omicidio di Francesco Stocco.
Questa famiglia storica di Soveria Mannelli è stata molto importante per la città del Reventino e per la sua crescita nel tempo, almeno fino a quando è rimasta presente su questo territorio.