In località Scaglioni di Soveria Mannelli, nella zona sud e in prossimità del confine con il comune di Decollatura, dove evidentemente hanno trovato un habitat particolarmente adatto alle loro esigenze, hanno fatto la loro apparizione degli uccelli rari e in grave pericolo d’estinzione: gli ibis eremita.
Questi volatili, presenti in Europa in un numero inferiore alle mille unità, vivono ormai solo in cattività, anche se con uno speciale progetto si sta tentando di reinserirli gradatamente nell’ambiente naturale, facendo loro riprendere anche l’abitudine agli spostamenti, trattandosi di uccelli migratori.
Si stanno quindi facendo degli esperimenti di migrazioni assistite dall’uomo e, probabilmente, lo stormo di Soveria ha perso l’orientamento e si è fermato per una sosta in un territorio che non rientrava nella loro rotta prestabilita.
L’ibis era un uccello sacro per gli antichi egizi, ma l’ibis eremita è piuttosto diverso da quello che veniva venerato come simbolo di un dio. Ha un piumaggio nero con riflessi metallici e le penne sul capo che formano una specie di ciuffo. Una mole piuttosto imponente, con un’apertura alare che può raggiungere quasi un metro e mezzo. Ma la sua caratteristica peculiare è un lungo becco ricurvo di colore rosso.
Il proprietario e gestore della stazione di servizio Q8, Massimo Costanzo, meglio conosciuto semplicemente come Max, ha trovato, inizialmente senza saperlo, proprio due rarissimi esemplari di ibis eremita, uno ferito ad una zampa e l’altro purtroppo morto, probabilmente per aver toccato i cavi elettrici dell’alta tensione.
Massimo Costanzo, da cittadino dotato di elevato senso civico, ha subito avvisato la locale stazione dei Carabinieri che ha inviato degli uomini sul posto. I Carabinieri hanno allora pensato bene di interpellare Antonio Mancuso, un esperto residente a Soveria Mannelli, ma dipendente del Reparto Carabinieri Biodiversità di Catanzaro e per questo avvezzo a trattare con tutto ciò che è ambiente naturale, compresi gli animali selvatici.
Antonio Mancuso, giunto sul posto, si è immediatamente reso conto dell’eccezionalità dell’evento e ha individuato la specie, scoprendone anche la criticità in quanto a rischio di estinzione, anche perché entrambi i volatili avevano su una zampa un anello numerato e sull’altra un microchip per il monitoraggio a distanza. Tutte queste circostanze hanno ovviamente indotto i “soccorritori” a coinvolgere il WWF di Soverato, con cui Mancuso aveva tra l’altro già avuto modo di collaborare nel recente passato.
I volontari del WWF, che hanno a cuore come pochi il nostro mondo e cercano in tutti i modi di preservarlo dai disastri ambientali, ma anche dall’estinzione di una specie amimale o vegetale che sia, che rappresenta sempre una perdita inestimabile per l’umanità tutta, non si sono fatti attendere e hanno provveduto a trasferire i due esemplari presso il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Catanzaro, che ha fatto le verifiche del caso e provveduto a curare l’esemplare ferito, che – tranquillizziamo tutti – se la caverà!
Antonio Mancuso, da noi interpellato, ci ha così raccontato la sua esperienza:
<< Quando sono stato chiamato dai Carabinieri di Soveria Mannelli per andare a vedere cosa era successo a due volatili caduti presso l’area di sevizio Q8, ho pensato inizialmente a dei volatili comuni della nostra zona.
Giunto sul posto ho constatato la morte di un esemplare e il ferimento dell’altro, entrambi con un anello numerato al piede, e uno storno di circa quindice o venti esemplari ancora in volo.
L’anello e il tipo di uccelli mi hanno indotto a fare una breve ricerca constatando con i presenti che si trattava dell’ibis eremita: una specie in pericolo critico di estinzione. Lo stormo era stato evidentemente liberato in fase sperimentale, in un volo assistito, ed evidentemente ha avuto qualche problema.
Quindi ho all’ertato il WWF, nella persona del dott. Feudale, conosciuto in altra occasione per il recupero di una poiana, che, dopo aver visto le foto inviate, é partito prontamente da Soverato per il recupero degli animali. I volatili sono stati così da me consegnati, insieme a Massimo Costanzo che li aveva per primo individuati.
É stata una bella emozione vedere questi uccelli che per varie criticità mancano dall’Europa da ben quattrocento anni. >>
Anche per la città del Reventino è stata una piacevole sorpresa scoprire che sta ospitando nel suo territorio degli esemplari così rari. E già si possono notare alcuni appassionati e studiosi ornitologi che si aggirano per la zona del ritrovamento nel tentativo di avvistare lo stormo che non sembra avere ancora intenzione di abbandonare questi luoghi per proseguire il suo viaggio migratorio.
di Raffaele Cardamone