A chi può essere venuto in mente in tempi non troppo recenti, ma neppure remoti, di effettuare un ripopolamento di cinghiali nelle aree interne calabresi, compresa quella del Reventino? Ma forse volevano solo far piacere ad Asterix e Obelix che ne vanno ghiotti.
Risalendo all’ultimo documento ufficiale che ci è stato possibile rintracciare, il “Piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Catanzaro”, del mese di gennaio 2011, possiamo già leggere al punto “3.13 – Piani di immissione di fauna selvatica” che tra le specie ammesse ad attività di ripopolamento appare ancora il cinghiale, salvo poi, allo stesso punto, aggiungere che:
<< Un discorso a parte meritano le operazioni di ripopolamento su Cinghiale per i quali é ammesso l’utilizzo di animali esclusivamente di cattura appartenenti alla varietà Sus scrofa, presente in Italia in tre sottospecie. In questo momento la specie gode dal punto di vista numerico di ottima salute. L’attività venatoria non riesce da sola a contenerne il numero in modo tale da conseguire una densità biotica ottimale. La richiesta di danni aumenta annualmente ed in modo esponenziale; le risorse destinate a ciò hanno superato le percentuali previste per legge ed è necessario stornare i fondi da altre attività connesse per far fronte alle richieste degli agricoltori. Per equilibrare tale situazione si suggeriscono: il blocco delle immissioni da allevamento; le catture nelle aree ove la densità procura i danni accennati e la reimmissione in luoghi dove esiste la necessita di riequilibrare il numero; gli abbattimenti selettivi con l’utilizzo delle tecniche di appostamento, della cerca a singolo e della “girata”. >>
Così come, al paragrafo successivo “Ripopolamenti”, si riconosce che:
<< L’unico selvatico che negli anni ha dimostrato una grande adattabilità in molte aree della Provincia, é il Cinghiale; l’assenza sia di predatori naturali (lupo) che di antagonisti, collegata ad un’attività venatoria resa difficile da un territorio abbastanza accidentato, ha facilitato l’espansione della specie non solo nelle tradizionali zone boschive di montagna ma anche nella media e bassa collina, con casi di insediamento nella macchia mediterranea posta a ridosso delle fasce costiere, tanto da rendere pressoché inutili altre immissioni, almeno sino al perdurare di tale situazione. >>
Complimenti, quindi, a chi ha deciso negli anni precedenti al 2011 il ripopolamento dei cinghiali senza tener conto in anticipo di indicatori facilmente interpretabili, da cui si poteva prevedere che il loro numero sarebbe aumentato in modo esponenziale e che sarebbero presto diventati un fenomeno preoccupante oltre che dannoso.
Premesso che contro i poveri cinghiali non avremmo nulla da ridire se ci fosse nei paraggi quel celebre villaggio gallico, raccontato da Goscinny e disegnato da Uderzo, in cui Obelix e Asterix provvedevano a mantenere il giusto equilibrio nei boschi dell’Armorica, catturandone e divorandone in gran quantità, qui da noi, senza i nostri due eroi gallici, tanto forti quanto sempre affamati, se ne vedono a torme e molti, di grossa taglia, mettono decisamente paura.
Inoltre, sono due estati che, a causa di un sistema, obiettivamente ingegnoso, sembra ideato o solo applicato, non sappiamo bene, dagli studenti e dagli insegnanti dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura di Soveria Mannelli, chi abita lì vicino è costretto a sentire un finto colpo di fucile ogni dieci minuti, di giorno e di notte, piuttosto disturbante, soprattutto di notte. Ma tant’è e non possiamo dare loro alcun torto: devono proteggere le loro colture dai suini distruttivi che vengono spaventati e allontanati dallo sparo simulato.
Altro discorso sarebbe da affrontare per le vipere, il cui aumento numerico ha scatenato una serie di “leggende metropolitane” che si sono diffuse a macchia d’olio: dagli elicotteri che le getterebbero nei nostri boschi alla comparsa di specie finora sconosciute. In questo non c’è nulla di vero, tranne che effettivamente le vipere sono molto più diffuse che negli anni passati e sempre più vicine ai nostri centri abitati.
Forse, invece di ripopolare i cinghiali si poteva pensare a un ripopolamento proprio dei nemici naturali delle vipere: la poiana e tutti gli uccelli rapaci notturni, così come molti mammiferi tra cui le martore, le faine, le donnole, i tassi e i ricci. Di certo, ne saremmo stati tutti più felici.
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