Alla presenza di un folta platea di docenti, alunni, amici e giornalisti della carta stampata e televisivi sul Terrazzo Pellegrini a Cosenza è stato presentato il libro “Sono morto redattore”. Le avventure di un giornalista rinato professore. Si tratta dell’ultima fatica letteraria data alle stampe, in ordine di tempo, di Roberto Grandinetti, per i tipi delle edizioni Pellegrini.
A discuterne insieme all’autore sono intervenuti: Maria Francesca Fortunato e Massimo Clausi de “Il Quotidiano del Sud”, Arcangelo Badolati “Gazzetta del Sud”, Attilio Sabato “Ten” e Simona Sansosti dirigente scolastico. Ha coordinato con professionalità e bravura Teresa Cozza.
Badolati, amico di sempre e antagonista nelle notizie, con lo stile e la competenza che lo distingue sottolinea la bellezza di fare il giornalista e le soddisfazioni provate. La Furtunato, ricorda i primi approcci diffidenti con Grandinetti e poi diventati amici. Clausi, collega di avventura in redazione, racconta che non prese bene quanto Roberto decise di andare a fare il professore. Sabato, ha ricordato i tempi duri del giornalismo, con pochi mezzi a disposizione e tutto dipendeva dell’intraprendenza e del fiuto del giornalista. Una professione difficile con pochi amici e molte conoscenze, un ritmo frenetico alla ricerca di notizie che ti tiene lontano dalla famiglia e dagli affetti più cari. La dirigente Sansosti sottolinea la positività e l’arricchimento del suo Istituto con l’arrivo di Grandinetti, dove gli alunni lo vedono come un mito.
Nel ringraziare gli intervenuti il professore Grandinetti, visibilmente emozionato ripercorre la sua storia di giornalista che ha amato ed ama ancora, lasciata solo per dare alla famiglia un futuro economico più sicuro. Racconta di come è cambiata la vita e le sue giornate; fare il professore per i tempi e modi è totalmente diverso, tutto a favore degli affetti familiari.Un libro ironico e realistico che racconta di colleghi che purtroppo non ci sono più come: Alessandro Bozzo, Antonino Catera, Maria Rosaria Sessa e di tanti altri che, malvolentieri, hanno dovuto accettare di abbandonare la loro passione e fare un altro lavoro.
<<In questo libro – spiega Roberto Grandinetti – ci sono aneddoti, racconti anche un pò tragici di vent’anni passati dietro un computer, dentro una redazione. Attraverso il libro voglio far capire com’è la vera vita da giornalista, fatta da mille sacrifici, mille rinunce per servire sua “maestà la notizia”. Un lavoro quello del giornalista che richiede molto sacrificio, dove l’orologio non esiste e la tua vera casa diventa la redazione. Far capire cosa c’è dietro questo lavoro che non è ovattato e da stipendi d’oro come si crede, ma che richiede molti sacrifici e molte privazioni>>.
“Sono morto redattore” è la storia di un giornalista professionista che dopo venti anni decide di cambiare vita e sceglie di passare all’insegnamento.
Una scelta dolorosissima, dettata dalla necessità, che ancora oggi lo fa soffrire.
Le sue avventure (tragiche, comiche ed ironiche) si incrociano con quelle di tanti altri giornalisti di serie B, senza tante speranze per il futuro ma innamorati persi di questo speciale mestiere.
Ci sono i dietro le quinte della vita di redazione, i personaggi, gli incontri e le avventure che hanno formato il protagonista del racconto, i colleghi morti sul campo, gli amici mafiosi finiti ammazzati, in carcere o che si sono pentiti, le tante rinunce per servire sua maestà la notizia.
Mille e una vita di professionisti dell’informazione, dove il giornalismo ne esce per quello che è: il più bel lavoro del mondo, dove però la maggior parte dei lavoratori della carta stampata combatte per arrivare a fine mese, dove ex direttori e bravi giornalisti d’un tratto si ritrovano per strada senza uno straccio di contratto, dove si può servire per anni lo stesso giornale ma “morire” da semplice redattore, senza cioè alcuna promozione sul campo.
Il protagonista a un certo punto lascerà la redazione per provare a rinascere professore.
Un trapasso velocissimo, da una vita lavorativa comunque straordinaria a un’altra forse più ordinaria, ma altrettanto stimolante. E con la consapevolezza di essersi saputo creare una via di fuga. Roberto Grandinetti, da poco non è più giornalista per essersi dedicato all’insegnamento, ma tutti sappiamo che nel suo animo, giornalista lo resterà per sempre. Dopo i libri “Le navi dei veleni, scritto con Clausi; SUOR T. contro PADRE FEDELE-Violenze e complotti agli occhi di Dio e del Popolo italiano, aggiunge un altro volume alla sua personale biblioteca.
ROBERTO GRANDINETTI (Cosenza, 1967), laureato in Lettere all’Università della Calabria, è stato giornalista professionista dal 2003.
Per molti anni è stato responsabile della cronaca giudiziaria de “Il Quotidiano della Calabria”, per il quale ha seguito i più importanti processi istruiti dalla DDA di Catanzaro e dalla Procura di Cosenza.
Ha pubblicato per i tipi della Rubbettino, insieme al collega Massimo Clausi, Le navi dei veleni. Tutte le verità sull’intrigo radioattivo; SUOR T. contro PADRE FEDELE-Violenze e complotti agli occhi di Dio e del Popolo italiano, edizioni Pellegrini.