Sono stati ricordati, nel corso di un incontro, i Vespri soveritani episodio storico accaduto il 22 marzo del 1806, nei pressi dell’attuale località denominata come la Fontana dei Francesi, in cui una targa commemorativa lo ricorda. Qui, come si narra, un ufficiale francese insolentì una donna, e subito venne ucciso dal marito: alcuni dicono un Marasco, altri un Caligiuri. Si sollevò il paese con tutto il Reventino, e la lotta, in similitudine con i Vespri siciliani del 1282, rimase iscritta come i Vespri soveritani del 1806, in definitiva in questi luoghi scoppiò la scintilla innescando la rivolta contro i francesi e che infiammò poi tutto il Sud.
“E’ fondamentale conoscere la storia perché consente di seguire l’evoluzione dell’uomo, venire a conoscenza delle scoperte e del progresso della scienza e della civiltà”.
Cosi ha esordito il sindaco di Soveria Mannelli Leonardo Sirianni nel portare i saluti alla numerosa platea presente al convegno dal titolo “I Vespri soveritani. La storia che ci manca”, tenuto presso “l’Officina della Cultura” organizzato dal comune di Soveria Mannelli, in collaborazione con il Lions Club e le scuole del territorio (Istituto Comprensivo “Rodari” e Istituto Istruzione Superiore “Costanzo”).
Dopo i saluti del sindaco Leonardo Sirianni è intervenuto il dirigente scolastico dell’Istituto “Costanzo” di Decollatura, Antonio Caligiuri. Due le relazioni tenute da: Mario Caligiuri, professore all’Unical su “La pedagogia della storia”, mentre lo storico Ulderico Nisticò ha parlato de “I Vespri soveritani: un evento storico centrale nella storia del Sud.” L’evento intende ricordare il 211° anniversario della rivolta popolare contro le truppe di occupazione francesi del 22 marzo 1806, che si diffuse poi in tutto il Sud.
Evento non solo discusso e seguito con interesse dalla numerosa platea studentesca, ma anche rappresentato con delle brevi scene, in costume, interpretate da alcuni alunni del “Rodari”. Il sindaco Sirianni, esorta gli studenti ad appassionarsi e amare lo studio della storia e la conoscenza del passato. “La storia – afferma – è la via principale del sapere e porta con se un deposito di esperienza. Per questo cari ragazzi – conclude – dobbiamo amare e studiare la storia, perché c’è di mezzo lo sviluppo, il progresso e il futuro della civiltà del nostro pianeta”.
Il dirigente Caligiuri, si dice fiero e orgoglioso che la scuola a è stata invitata ad un tema così “scolastico” come l’insegnamento e l’apprendimento della storia. “La storia – spiega il dirigente – non può insegnare il futuro, ma ci aiuta a capire i valori di civiltà che viviamo oggi, guadagnati anche attraverso grandi tragedie. Ciò significa – aggiunge – che lo studio della storia non deve essere ridotto a date e nomi”. Caligiuri, termina sostenendo che la storia non deve essere affrontata come materia noiosa di studio, ma come “ricostruzione consapevole della propria identità storica” e i Vespri soveritani meno famosi di quelli siciliani (1282) “ci aiutano a riannodare i fili con il macrocosmo storico, perché siamo tutti figli della storia”.
Per il professore Mario Caligiuri, bisogna ripartire dalle parole per ricostruire il sistema democratico i cui pilastri sono: “la consapevolezza dei cittadini e la responsabilità delle classi dirigenti. Oggi, un eccesso di informazione – sostiene Caligiuri – ci fa perdere l’identità e il senso della nostra storia”. Aggiunge che siamo schiacciati sulle notizie del presente e solo pochi eventi sono degni di essere ricordati. Spiega, che prevale il dominio dell’informazione di tendenza (femminicidio ed altro) trascurando il numero dei morti e carcerati per droga. Il professore propone di “Pensare globale e agire locale” e collegare la cultura con lo sviluppo. “La storia del Sud – conclude – non si può ridurre a storia criminale o a storia giudiziaria. La storia del Sud è storia di grande e straordinaria cultura. E il recupero della storia rappresenta un dovere civile”.
Il professore Nisticò, come nel suo stile ha parlato a braccio e spaziato su diversi fronti catturando l’attenzione degli studenti. Ha esordito nel dire che la scuola deve saper insegnare e interpretare gli avvenimenti della storia in maniera credibile. Dopo qualche accenno alla Rivoluzione francese con tutte le sue contraddizioni, Nisticò ha parlato del Regno di Napoli (1798) invaso da un esercito francese e argomentato sull’episodio dei “Vespri soveritani”.